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Morris, William.

Poeta, artista e agitatore sociale inglese. Avviato alla carriera ecclesiastica, nel 1853 entrò all'Exeter College di Oxford. Appassionato di arte, intraprese gli studi di architettura con G.E. Street. Nel 1856 fondò la rivista "Oxford and Cambridge Magazine", nella quale pubblicò versi, saggi e racconti incentrati sulla tematica sociale. Architetto e pittore, la sua opera, prevalentemente polemica, mosse dal desiderio di reagire allo scadimento del gusto provocato dalla sempre crescente industrializzazione, dando vita a un nuovo artigianato, capace di produrre alti valori di stile. Sulle orme di J. Ruskin, M. si fece propugnatore dell'arte medioevale, in particolare del gotico, estendendo il suo tentativo di restaurazione dello spirito medioevale dalle arti alla morale e alle dottrine sociali. La sua opera costituì il fondamento storico e ideologico di tutti i movimenti successivi, per il rinnovamento dell'architettura e dell'arte applicata. Nel 1866, cominciò a comporre una serie di poemi narrativi (Vita e morte di Giasone; Il paradiso terrestre). Attratto dalle saghe islandesi, le tradusse in prosa inglese; la saga germanica e scandinava gli ispirarono Storia di Sigurd il Voslungo e Storia della fine dei Nibelunghi (1876). Nel 1887 si ritirò dall'attività politica, dedicandosi alla letteratura (Un sogno di John Ball; Le radici delle montagne, 1890; Novelle da nessun luogo, 1891) (Elm House, Walthamstow 1834 - Hammersmith 1896).